Imperatore d'Oriente. Nipote di Isacco Comneno, regnò
dal 1081 al 1118. Appartenente a una delle famiglie imperiali più
importanti, acquisì notevole fama come generale, cosa che gli permise di
abbattere Niceforo III e di conquistare il trono dando inizio alla dinastia dei
Comneni. Combattè contro Roberto il Guiscardo duca di Puglia, che col
papa Gregorio VII preparava una spedizione contro Bisanzio. Con l'aiuto di
Venezia riuscì a contrastare i loro attacchi e ad occupare Durazzo nel
1082. All'arrivo dei crociati nel 1096, chiese loro un giuramento di
fedeltà e l'impegno a consegnargli le terre di diritto bizantine che
avessero conquistato. La promessa fu solamente in parte mantenuta, se pure
A. riuscì a recuperare gran parte del territorio di Antiochia. Nel
1099 combattè contro il figlio di Guiscardo, Boemondo, che aveva occupato
Antiochia. Nel 1108 il principe normanno si dichiarò suo vassallo.
Durante gli ultimi anni del suo Regno dovette far fronte agli intrighi orditi
dalla figlia Anna Comnena e ai suoi intrighi contro il fratello Giovanni II
erede al trono. Ad
A. si devono la riorganizzazione della flotta e
dell'esercito, la riaffermazione dell'autorità imperiale e l'incremento
del processo di feudalizzazione. Per ottenere tutto questo egli dovette
però imporre un rigoroso e pesante regime fiscale, si vide costretto a
svalutare la moneta, e a fare molte concessioni a Venezia che ottenne numerosi
privilegi commerciali ponendo così le basi dell'espansione in Oriente
delle Repubbliche marinare.
A. fu anche autore di alcune opere di
teologia, dove si afferma la dialettica positiva, liberata dalla rigida
tradizione orientale. Oltre a una
Preghiera di 100 dodecasillabi, scrisse
anche alcuni
Epitaffi e un poemetto
Le Muse, una sorta di
testamento di saggezza politica dedicato al figlio Giovanni, suo erede (1048 -
Costantinopoli 1118).